La fortissima eco mediatica del disastro di Chernobyl causò, tra la fine degli anni ‘80 e l’inizio degli anni ‘90, l’interruzione di moltissimi programmi di sviluppo nucleare. Molti paesi decisero di rimandare la costruzione di nuovi reattori e uno optò addirittura per chiudere tutte le sue centrali nucleari ancora in attività (sì, parliamo dell’Italia). Quei pochi paesi che mantennero piani di sviluppo nucleare, concentrarono le loro ricerche soprattutto sull’aspetto della sicurezza, per evitare che un evento come Chernobyl potesse ripetersi. La terza generazione di reattori nucleari è stata sviluppata tra la seconda metà degli anni ‘80 e i primi anni ‘2000; ulteriori modelli successivi hanno adottato la denominazione di terza generazione avanzata: a questa generazione appartengono quasi tutti i reattori oggi in costruzione nel mondo. La terza generazione è molto simile alla seconda per quanto riguarda le tipologie di reattori e le componenti di base, ma presenta sistemi di sicurezza all’avanguardia e, soprattutto, introduce il concetto di sicurezza passiva. Cosa si intende con questa espressione? Si parla di sicurezza passiva quando l’attivazione delle misure di emergenza non dipende da alcun intervento umano, ma avviene automaticamente se i parametri di funzionamento del reattore escono dai valori prestabiliti.

Un esempio di sicurezza passiva è dato ad esempio dai sistemi di arresto di emergenza: nei reattori moderni, le barre di controllo sono tenute sospese sopra il reattore da un sistema elettro-meccanico. In caso di blackout o guasti al sistema elettrico, il sistema rilascia automaticamente le barre di controllo le quali “piovono” nel nocciolo per semplice forza di gravità, arrestando le fissioni in pochi millesimi di secondo. I sistemi di sicurezza nei reattori di terza generazione sono stati portati a livelli elevatissimi di affidabilità e ridondanza, cosa che inserisce i reattori moderni tra le strutture più sicure costruite dall’uomo. Eh, già, potreste dire: e il disastro di Fukushima nel 2011? In effetti l’incidente avvenuto in Giappone ha messo nuovamente in dubbio che sia possibile costruire reattori nucleari perfettamente sicuri: occorre però ricordare che la centrale di Fukushima era molto vecchia (risalente agli anni ‘60), che il disastro è stato causato da un evento naturale di proporzioni colossali (terremoto di magnitudo 9 seguito da uno tsunami di 13 metri) e che, nonostante la fusione del nocciolo di tre reattori, le misure di contenimento hanno evitato che ci fossero vittime tra la popolazione civile.

La volontà di realizzare impianti perfettamente sicuri ha portato a conseguenze negative sul piano dei costi: diverse centrali di terza generazione hanno infatti visto lievitare i costi e le tempistiche di realizzazione, anche a causa del fatto che l’interruzione nei piani occidentali di sviluppo nucleare ha causato una perdita di competenze verso altri settori, cosa che invece non si è verificata in paesi come Corea, Cina e Russia.
I reattori di terza generazione sono progettati per una vita operativa minima di 60 anni: si prevede che la maggior parte di essi sarà in grado di operare per oltre un secolo.